La relazione è una sedia

Lo so, l’affermazione di per sé non ha un senso compiuto, ma vorrei che questa compiutezza arrivasse per gradi e dunque spero vogliate concedermi i tre minuti necessari alla lettura di questo articolo; giusto il tempo di un caffè.

Le relazioni sono spesso difficili

Quante volte la relazione con una persona ci appare complessa, difficile, a volte incomprensibile? Per quanto ci impegnamo a fondo per farla funzionare meglio, sembra che niente possa servire, e ci ritroviamo nella solita tensione. Che frustrazione!

Papà, figlia, fidanzato, collega, capo, cliente, alla fine conta il giusto; le difficoltà in cui ci fa navigare una relazione inefficace ci scuotono e ci fanno annaspare portando disagio, dubbi, e a volte sofferenza.

La cosa peggiore che si possa fare è dare per scontato che niente può cambiare e rassegnarsi a questo stato di cose. In questo modo si rinuncia alla possibilità di trasformare una relazione bloccata in una relazione vitale, nutriente e magari in grado di rispondere ai bisogni profondi e nucleari che ognuno porta con sé.

Sarebbe un vero peccato!

Non mollare

Vale la pena di tentare qualche altra strada invece di gettare la spugna.

La relazione è uno spazio di condivisione assai complesso, inutile negarlo, ed è affascinante apprenderne le sfumature, le dinamiche e il funzionamento dal punto di vista delle varie scienze: dalla psicologia alla fisiologia, alla psichiatria all’antropologia, alla sociologia e così via. Vi lascio in pace, prometto, e non attaccherò nessun bottone in merito: gli interessati all’argomento potranno contattarmi per una biografia al riguardo.

In questa sede ci interessano le ricadute concrete e pratiche della complessità della relazione e vorrei fornirvi un “colpo d’occhio” diverso da cui osservarla, che vi renda le cose un po’ più semplici quando vi trovate in quel mare tempestoso (o vedete altri annaspare tra le onde).

Il rispetto è la prima regola

Il cuore della relazione è il rispetto: rispetto di se stessi e rispetto dell’altro. Farli convivere senza confliggere è il segreto di un possibile equilibrio. Mi spiace, niente regole, niente soluzioni magiche, è difficile e basta. È un equilibrio instabile soggetto a cambiamenti, mutazioni, strappi e nuove pacificazioni e impone un impegno costante di presenza, osservazione e verifica.

Ma questo non significa che non si possa agevolare questo gran lavoro con qualche facilitazione.

L’immagine della sedia mi è balenata durante la seduta con una paziente alla quale tentavo di passare l’idea del rispetto reciproco con scarsi risultati. Le parole non veicolavano il concetto tanto potentemente quanto quell’immagine ha poi, effettivamente, consentito.

Ecco la sedia e come usarla

Pensate ad una sola sedia, dove stare seduti in due.

È disagevole, dobbiamo accomodarci in qualche modo, fare un po’ di spazio all’altro e trovare un po’ di comodità anche per noi.

Come disporci dipende da come siamo fatti, da quali sono le preferenze di ognuno e magari possiamo trovare una posizione sufficientemente confortevole per entrambi. Capita che dopo un po’ si ferma la circolazione in qualche arto e allora dobbiamo trovare un’altra posizione, altrettanto sufficientemente confortevole.

Non possiamo essere noi a stabilire se l’altro è comodo o no, dobbiamo domandarlo direttamente a lui o cercare di comprenderlo in base a come lo conosciamo. L’accettazione di ciò che l’altro porta di sé è un ingrediente rilevante del rispetto, possibilmente tenendo il giudizio al minimo.

Lo stesso vale per noi, ovvero rendere chiaro all’altro come ci fanno sentire le varie cose che ci accadono, anche all’interno della relazione.

La regola del “nessuno ha torto”

Per aiutarci in questo compito, e non cadere nella trappola del torto (vietato d’ora in poi pronunciare tale parola), possiamo cominciare a ragionare diversamente:

io ho le mie ragioni, l’altro ha le sue ragioni, nessuno di noi ha torto.

L’idea di fondo è che dobbiamo riuscire a conoscere l’altro, osservando, creando una storia e una memoria del suo modo di essere e di porsi con gli altri per poter modulare noi stessi in funzione di questa conoscenza. Allo stesso tempo è bene aiutare l’altro a conoscerci meglio per permettergli di prendere le misure dello stare insieme.

Più informazioni di questa natura, verbali e non, passano tra due persone e più la relazione si svolgerà con la possibilità di questo accomodamento (quanto è bella questa parola!).

Più riusciamo a dare importanza alla comodità dell’altro tanto quanto alla nostra stessa comodità, più la relazione si svolgerà con rispetto reciproco.

Certo, a volte è difficile accettare alcune richieste o dinieghi (oppure riuscire a esprimere i propri) ma senza queste fondamentali informazioni alla nostra relazione mancherebbe la sostanza: ovvero, le persone.

Sperimenta!

Allora prova a fare un esperimento e immagina la relazione più complicata che stai vivendo al momento. Se ti va, cerca di capire come siete posizionati sulla sedia che stai trovando tanto scomoda in questo momento e, seguendo la regola del nessuno ha torto, prova a capire cosa ti sta infastidendo e cosa puoi fare per rendere la sedia da condividere più comoda (o meno scomoda) per entrambi.

Fammi sapere i risultati del tuo esperimento e buona sedia!

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